Sbagliare convinti per imparare a sentire e diventare maestri di se stessi!

Cosa si intende?


Premesse

Fin dall’infanzia accade che nel mondo dell’insegnamento vengano usati dei metodi basati sul giudizio, sulla umiliazione e sulla svalutazione continua della persona.

Questo approccio fa sentire l’allievo inadeguato, privo di attitudini o addirittura stupido.

A causa dei cattivi insegnanti, che molto spesso troviamo anche nella scuola dell’obbligo, la maggior parte delle persone si portano dietro questi problemi ogni volta che intraprendono qualsiasi tipo di percorso formativo.

Molti allievi che si iscrivono alla nostra Scuola soffrono spesso di senso di inadeguatezza e ansia da prestazione per il solo fatto di non riuscire all’istante a raggiungere un determinato risultato.

Ci si dimentica troppo spesso che gli esseri viventi apprendono sempre dai propri errori!

Un bambino che sta imparando per la prima volta a camminare inizia sempre per tentativi ed ogni volta che cade, non vive il momentaneo fallimento pensando alla brutta figura che può aver fatto, a cosa penseranno di lui o al fatto di sentirsi stupido.

Potrà al massimo lamentarsi per la caduta, forse anche piangere se si è fatto male, ma poco dopo ci riproverà con la massima determinazione cercando di rielaborare l’errore.

Per questo motivo dico sempre ai miei allievi di sentirsi pienamente liberi di sbagliare e per essere liberi, bisogna sbagliare convinti!

È solo così che si riesce a prendere consapevolezza delle proprie risorse e poter scegliere le migliori strategie per riuscire a correggersi e a perfezionarsi progressivamente.


Rispetto…

Alcune categorie di insegnanti ritengono che il rispetto sia loro dovuto a priori, ma penso contrariamente debba essere l’educatore per primo a dover rispettare lo studente.

Il rispetto va conquistato e non preteso in maniera scontata, non è certo umiliando l’allievo che si può ottenere un rapporto di reciproca fiducia.

L’insegnante deve sempre meritarsi la fiducia del proprio studente e il rispetto reciproco diventa, in questo caso, una cosa naturale.

Nel modo più trasparente e libero bisogna dare all’allievo la possibilità di riconoscere e attribuire alla persona che ha davanti il ruolo dell’insegnate.

Se un allievo determinato ad apprendere fallisce un risultato, la responsabilità è maggiormente dell’insegnante che ha fallito il suo compito.


L’insegnamento…

Che lavoro fa un insegnante?

– Insegna!

Se un allievo non è stato in grado di apprendere, l’insegnante non è stato in grado di fare correttamente il suo lavoro.

È l’insegnante che dovrebbe dare comunque fiducia all’allievo, guidandolo, criticandolo meticolosamente solo per aiutarlo a correggersi, indicandogli le strategie, ma anche gratificandolo per i risultati raggiunti e permettendogli così di migliorare sempre di più la propria autostima.

Il vero compito di ogni insegnate è quello di riuscire ad instaurare un rapporto empatico, per poter insegnare agli altri a diventare maestri di se stessi.

Sbagliare convinti per diventare maestri di se stessi è una frase che uso molto spesso quando insegno e che da anni è il motto della nostra Scuola.


Segnali

Quando dico “Sbagliare Convinti” intendo dire che bisogna sentirsi “Liberi di Sbagliare” senza mai celarsi dietro un’esecuzione incerta, eseguita in modo timido e sussurrato, ma al contrario cercare sempre con determinazione di suonare o cantare decisi, per imparare a vedere e riconoscere consapevolmente i propri errori.

Solo quando si portano in evidenza siamo in grado di riconoscerli, perché impariamo a sentirli.

In questo modo possiamo trovare la strada per correggerli progressivamente e col tempo e con l’allenamento riuscire poi ad evitarli.

La paura di…

La maggior parte dei principianti eseguono i brani e gli esercizi dominati dalla paura di sbagliare che li porta inevitabilmente al continuo esito negativo.
Se la nostra mente proietta la paura di non farcela, il fallimento è il risultato che ci aspetta.

Tutti gli allievi hanno affermato, almeno una volta a lezione, la fatidica frase:

– Ma a casa veniva bene! E’ che sono emotivo e quando vengo a lezione mi agito e non riesco più a suonare senza sbagliare.

Io rispondo sempre:
– Hai mai visto un musicista sul palco che si scusa e dice al proprio pubblico “a casa mi veniva bene o mi veniva meglio?” Pensi che i musicisti professionisti non siano emotivi?

Ogni performance rispecchia sempre il tuo reale livello di preparazione e chi sei in quel preciso istante.

Non dubito affatto che, soprattutto per un allievo alle prime armi, a casa l’esecuzione risulti fluida e sicura, ciò non implica che la preparazione sia realmente valida.


Emotivamente parlando

Si è veramente in grado di suonare bene un brano, quando lo si è assimilato al punto che la possibilità di sbagliare diventa quasi nulla in ogni situazione e circostanza lo si esegua.

Una volta raggiunta questa capacità, attraverso un solido percorso formativo consapevole, l’ansia da prestazione diminuisce automaticamente e la propria emotività, che prima giocava a sfavore, diventa un valore aggiunto e una personale caratteristica positiva che ci permette di trasmettere al meglio la nostra interpretazione e le nostre sensazioni.

Anche i musicisti più preparati si emozionano al momento di salire sul palco, ma la propria esperienza e preparazione, permette loro, con reale cognizione, di sapere di essere sempre in grado di ottenere un buon risultato, anche nel caso di una peggiore personale performance.

Questo permette loro di sentirsi sicuri, di affrontare il palco altamente concentrati e allo stesso tempo rilassati e pronti a dare il massimo di sé.


Sentire

Quando si è inesperti si suona o si canta cercando di nascondere gli errori e le inevitabili imprecisioni.

Facendo così non si riesce mai a prendere coscienza dei propri limiti né a capire dove e cosa si stia sbagliando.

E’ per questo che quando si studia a casa, il più delle volte, si ha la convinzione di aver raggiunto una buona preparazione.

Una volta a lezione è però l’insegnante a trovare gli errori e a farli notare.

Questo destabilizza l’allievo che ovviamente entrerà sempre più in uno stato emotivo di ansia da prestazione.

Mentre si canta o si suona, inizialmente il proprio ascolto in tempo reale è inesperto e non è mai sufficientemente autocritico.

Bisogna perciò allenarsi facendosi aiutare dall’insegnante che è in grado di insegnarci a sentire nel modo più giusto.

Al di là delle proprie attitudini personali, si è in grado di superare ogni volta i propri limiti e di raggiungere i propri massimi risultati, adoperando verso se stessi umiltà, autostima, autodeterminazione, volontà, la giusta metodologia, le tecniche più appropriate, costanza e impegno continuo, ma la vera magia avviene solo quando aumenta la personale e progressiva capacità di imparare a sentire.

É solo così che nel tempo si può diventare dei bravi maestri di se stessi!!

Alberto Tenzi